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Formazione esperienziale a distanza: è possibile?

Il nuovo decreto del 1 Aprile proroga le misure antivirus, allungando la chiusura delle attività formative per altre due settimane. In mancanza di attuali certezze sui tempi di riavvio delle attività formative, diventa sempre più consistente la necessità di concludere a distanza i percorsi di formazione attualmente sospesi. I formatori d’aula sono pronti ad una tale eventualità? Meglio la fad o le classi virtuali? Si può prevedere la formazione esperienziale senza compresenza del gruppo in aula?



Il nuovo Dpcm del 1 aprile 2020 conferma le misure antivirus esistenti con una proroga che partirà il 4 aprile. La chiusura di scuole, università e attività formative in aula è prolungata fino al 13 Aprile, ma gli attuali dati sul contagio in corso e le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio fanno capire che l’apertura delle attività non sarà né netta né vicina.


Scuole ed università si sono dunque organizzate per svolgere didattica a distanza e mettere in piedi, con modalità diverse a seconda delle realtà, delle vere e proprie classi virtuali.


Per quanto riguarda la formazione professionale, attualmente la situazione appare variabile: alcune agenzie formative e società di consulenza/formazione si sono organizzate sin da subito per erogare apprendimenti on-line, soprattutto quelle che già offrivano corsi a distanza. Le lezioni virtuali riguardano in particolar modo la formazione aziendale, professionale, tecnica superiore e percorsi riconosciuti di qualifica. Ma ci sono tipologie di corsi che rimangono sospesi e non possono essere riattivati: ‘le ore d'aula relative alla formazione esterna nell'ambito dell’apprendistato professionalizzante sono sospese e non possono essere svolte in FAD’ (da: Raccolta di quesiti su tirocini, apprendistato, stage in merito alle misure per il contrasto ed il contenimento sull'intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-2019. Regione Toscana, aggiornamento al 30 marzo 2020).


In questo periodo di estensione delle misure di contenimento ai formatori viene richiesto di essere pronti a modificare i loro tradizionali metodi di formazione in aula per prevedere modalità fruibili attraverso strumenti a distanza. In qualità di formatore esperienziale, mi sono sempre trovato in difficoltà ad accettare incarichi che si riferivano alla predisposizione di video-lezioni o moduli fad. Ma l’attuale situazione di emergenza e la sempre più compatta richiesta di modalità a distanza mi porta a domandarmi sulla possibilità che la formazione esperienziale possa essere prevista nelle classi virtuali.


I metodi con cui si può fare formazione sono numerosi e compiere una categorizzazione degli stessi è un compito arduo. Quaglino, nel testo Fare Formazione del 2005, suggerisce una delle tante possibili suddivisioni dei metodi di formazione secondo la polarità accademismo vs attivismo.


I metodi accademici sono quelli che ricorrono a modalità di apprendimento passive, mentre i metodi attivi vedono l’allievo come soggetto di apprendimento. La formazione che ricorre a metodi accademici -come la lezione, la lettura o la discussione- si basano su: il mantenimento della distanza tra docente e allievo, la comunicazione a una via, la rigidità nella relazione pedagogica e una grande richiesta di attenzione, tale da non poter prevedere progetti educativi lunghi. Le caratteristiche sopra descritte si confanno pienamente alla formazione a distanza: per compiere una lezione frontale può bastare una semplice video-registrazione dove il docente propone una spiegazione o una lettura ad alta voce per poi inviarla via mail o attraverso canali di messaggistica. Molti insegnanti scolastici in queste ultime settimane ricorrono proprio a questo ultimo metodo: non è corretto in questo caso parlare di classi virtuali, ma nella realtà scolastica si deve far fronte anche alla difficoltà che presentano molte famiglie prive di strumentazione tecnologica. Dunque anche questo rientra in ciò che viene chiamata didattica a distanza.


Di contro la formazione che ricorre all'attivismo -come l’esercitazione, la simulazione, la formazione esperienziale, l’outdoor training- implica un coinvolgimento diretto dell’allievo, l’apprendimento attraverso l’esercizio e la sperimentazione, il riferimento al gruppo, la comunicazione a due vie, il confronto e la riflessione su episodi concreti.

Risulta evidente che non tutte la tecniche di apprendimento attivo possono essere svolti a distanza: è facilmente intuibile che il metodo della Formazione Outdoor non può essere contemplato perché richiede la compresenza di un gruppo di persone in un ambiente naturale reale, non virtuale. Altri metodi dell’attivismo richiedono dinamiche relazionali che nascono dal qui ed ora di un lavoro di gruppo: per esempio la simulazione (a cui molti formatori esperienziali ricorrono quando devono affrontare la dimensione emotiva) o l’esperienza, imprescindibilmente legata al concetto del fare insieme all'interno di un gruppo di persone. Perfino l'esercitazione risulta essere difficile da proporre in ottica di apprendimento attivo: il docente può proporre ai propri allievi attraverso le video-lezioni delle esercitazioni da compiere, ma esse saranno poi svolte in autonomia dall'allievo secondo i principi dell’apprendimento passivo.


Tuttavia è necessario fare una distinzione tra formazione a distanza e classi virtuali. Nel primo caso è inevitabile l’orientamento verso tecniche di apprendimento passivo: diapositive, video-lezioni, testi, immagini, esercitazioni e verifiche di quanto letto e ascoltato sono le tecniche esclusive per questo tipo di modalità formativa.


Diverso è il discorso delle classi virtuali. In questo periodo di emergenza sanitaria molte persone sono venute a conoscenza di programmi di videoconferenza quali Skype, Hangouts Meet, Zoom, Jitsi Meet, … i quali permettono la presenza virtuale di più persone contemporaneamente. Al di là delle difficoltà legate alle possibilità di accesso delle singole persone in formazione e al di là delle difficoltà legate alla qualità della connessione, le classi virtuali possono permettere anche modalità di apprendimento attive, grazie alla possibilità di relazioni sincrone e comunicazioni reciproche attraverso canali verbali e (parzialmente) non-verbali.

Tuttavia, le specifiche modalità comunicative che si instaurano durante le video-chiamate non possono permettere la proposizione di tutte le esperienze che si utilizzano in aula: chi ha partecipato ad una classe virtuale sa perfettamente che il “rumore di fondo” provocato da tutti i microfoni aperti è una variabile di distorsione comunicativa che richiede una forma di comunicazione di gruppo molto rigida (basata sul rispetto del turno, sulla chiarezza del tono vocale, sulla lentezza del passaggio delle informazioni, nonché –all'occorrenza- sull'esclusione dell’audio proprio o degli altri partecipanti), che esclude sia il metodo della simulazione che gran parte delle esperienze che vengono solitamente proposte nella formazione esperienziale.


La risposta alla domanda “la formazione esperienziale può essere proposta a distanza” non può che essere affermativa solo parzialmente. Il ricorso all'esperienza è esclusa nella formazione a distanza (intesa come piattaforma di e-learning caratterizzate da materiale o contenuti messi a disposizione in formato digitale), ma in parte anche nelle classi virtuali (intesa come compresenza di docente ed allievi all'interno di una video-conferenza). Solo alcune delle Small Techniques si possono proporre con successo in una conference call, alcune delle quali probabilmente anche con maggior successo rispetto a quanto avviene in aula. Penso ad esempio alle ‘figure narrate’ o alla ‘mappa muta’, giochi d’aula che si basano sulla comunicazione unidirezionale e l'ascolto in silenzio, variabili più facilmente controllabili a distanza piuttosto che in un’aula dove partecipano contemporaneamente anche venti o più persone.


Inoltre il successo formativo della formazione esperienziale on-line non avrà la stessa valenza rispetto a quando questa viene erogata in aula, perché i due fattori caratteristici dell’esperienza, il trasferimento on the job e soprattutto il coinvolgimento emotivo, sono nettamente ridimensionati a causa della distanza. Tali aspetti sono tuttavia molto limitati anche nei metodi accademici (v. post precedente), pertanto si deve tener conto che questi saranno comunque trascurati nell'apprendimento a distanza, qualsiasi sia il metodo a cui si ricorre.


Qui sotto una tabella riepilogativa delle Small Techniques utilizzabili nelle classi virtuali in base al modulo formativo; ovviamente ognuna di esse devono essere modificate ad hoc non solo in base alle caratteristiche dei partecipanti o agli obiettivi formativi del corso, ma anche in base alla specifica situazione creata dalla relazione a distanza tra i partecipanti.


Small Techniques utilizzabili nelle classi virtuali in base al modulo formativo

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