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Teamwork in classe virtuale: una proposta formativa esperienziale

Aggiornamento: 18 mar 2021


Sviluppare capacità di lavoro di squadra in formazione a distanza attraverso una tecnica esperienziale: il Puzzle di Einstein


Sviluppare capacità di lavoro di squadra in formazione a distanza attraverso una tecnica esperienziale: il Puzzle di Einstein
Teamwork in classe virtuale: il Puzzle di Einstein

Nella formazione a distanza, è difficile pensare di ricorrere alla formazione esperienziale quando dobbiamo proporre un modulo di Teamwork in una classe virtuale. Le esperienze di lavoro di squadra richiedono l'attivazione di dinamiche relazionali di gruppo, più facilmente verificabili in condizioni di compresenza fisica dei partecipanti, ai quali viene chiesto di “fare insieme” qualcosa per raggiungere un obiettivo, ad esempio costruire un oggetto con mattoncini LEGO o altro materiale, oppure concludere un percorso insieme in un ambiente naturale.

Tuttavia tra le molte attività formative esperienziali che si possono proporre come esercizi di Teamwork ce ne sono alcune che sono adatte anche in ambiente virtuale: il Puzzle di Einstein è una di queste. Si tratta di un rompicapo da risolvere e pertanto può essere presentato come obiettivo collettivo che il gruppo deve raggiungere interagendo insieme.

Le prime volte che ho utilizzato il puzzle di Einstein in aula è stato nel 2016, su indicazione di Adecco Formazione Italia per la conduzione di corsi di formazione per apprendisti dell'azienda Enel. Il puzzle di Einstein è un rompicapo che si dice sia stato inventato da Einstein in persona e che solo il 2% della popolazione può risolvere. In realtà alcuni fanno notare che un tipo di tabacco presente negli indizi non era ancora esistente ai tempi del grande genio. Inoltre esso è un esercizio di logica risolvibile tramite incastri di informazioni e ragionamenti per esclusione: può essere pertanto concluso da molte persone, purché queste utilizzino in modo adeguato ragionamento, metodo grafico e risorsa tempo. La versione originale presenta 15 indizi ed è particolarmente complessa, ma certamente risolvibile da più del 2% della popolazione. Esistono poi alcune varianti semplificate, di cui una con 17 indizi, quella più utilizzata per i gruppi in formazione.

Io preferisco una versione ancora più semplificata -con 18 indizi- perché la soluzione del rompicapo non è così scontata quando il puzzle viene proposto in gruppo. Un singolo individuo, soprattutto se dotato di grandi capacità logiche, potrebbe risolvere il compito prima di quanto possa fare un gruppo, soprattutto se questo è numeroso. Solitamente le prestazioni di un gruppo sono migliori del singolo (prevalentemente a causa della ricchezza e variabilità di idee che più menti possono produrre rispetto ad una), ma in un rompicapo di gruppo ci sono alcune variabili da gestire che rendono faticoso il raggiungimento dell’obiettivo: la comunicazione tra i membri, la condivisione delle idee sulle strategie, l’assestamento dei ruoli, la gestione di eventuali conflitti, la tenuta della motivazione collettiva, … Tutto ciò fa del Puzzle di Einstein una small techniques privilegiata per l’attivazione di interessanti dinamiche di gruppo e un’esperienza particolarmente appropriata per far osservare e riflettere le persone su quelle che Quaglino nel 2001 definì variabili strutturali di un team (Metodo e Ruoli, in particolare).

"Imparare è un'esperienza, tutto il resto è solo informazione" -Albert Einstein

Ho continuato ad utilizzare questa tecnica nei moduli formativi di Teamwork fino ad oggi. In aula distribuisco ad ogni partecipante un biglietto con un indizio stampato, prevedo 40 minuti massimo per l’esecuzione del compito, una breve consegna (“risolvere il seguente rompicapo”) ed una sola regola: si parla a turno con un regolatore della comunicazione (nello specifico io uso una pallina, chi ce l’ha parla per poi passarla ad un altro). La ‘regola della pallina’ l’ho inserita per due motivi:

-evitare che durante la prova si formino dei ‘capannelli’ dentro il gruppo, tagliando fuori alcuni membri dalle dinamiche di squadra

-evitare che i componenti del gruppo parlino tutti insieme creando una situazione di rumore che non permette l’ascolto e la comunicazione efficace.

In queste condizioni la percentuale di successo nel compito è di circa 40/45%. La percentuale aumenta quanto più il numero dei membri del gruppo è vicino agli 8/10 componenti: nei gruppi più piccoli la prestazione diminuisce perché c’è meno produzione di idee; nei gruppi più numerosi la comunicazione e la costruzione di significati comuni rallenta il lavoro di squadra e si riscontra facilmente demotivazione nel corso della prova. Per questo motivo alcuni colleghi formatori preferiscono dividere il gruppo in due parti, se questo supera le 10 unità; personalmente, tendo a mantenere un unico gruppo (magari variando alcune cose: il tempo o l’inserimento di ‘aiuti’) per avere la possibilità di osservare una dinamica di gruppo e concentrarsi solo su quella in fase di rielaborazione.

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Puzzle di Einstein in aula reale

Il successo del gruppo dipende comunque dalla composizione di vari fattori, primi tra tutti la condivisione di un metodo efficace e la presenza di specifici ruoli.

Una strategia adeguata è quella di ragionare insieme con il supporto di uno schema visibile a tutti (es. disegnare una tabella sulla flip chart come nella foto precedente); tuttavia, è improbabile che si arrivi alla soluzione senza una persona che si assuma il ruolo di leader funzionale (colui che porta il gruppo verso l'obiettivo attraverso proposte di metodo, facilitazioni di condivisioni, ascolto dei ragionamenti) e una che svolga il ruolo di competente tecnico (colui che è esperto del metodo, ovvero il pensiero logico razionale).


Il rompicapo può essere presentato anche in classi virtuali, all'incirca con le stesse modalità dell’aula, ma senza la regola della pallina. Perché se è vero che a distanza i componenti non possono passarsi la pallina, è altrettanto vero che la regola in questione in questo caso non serve: la condizione di presenza a distanza è già di per sé sufficiente perché i membri in collegamento tra loro non formino capannelli e comprendano autonomamente che parlare tutti insieme non è efficace a livello comunicativo.

Rispetto all'aula reale può esserci un limite importante, ovvero la difficoltà di condividere un unico schema di riferimento: se in aula è frequente il ricorso alla lavagna per focalizzare l'attenzione dei membri su un unico ragionamento, on line è più difficile prendere in considerazione una simile strategia.

Tuttavia non mancano gruppi che sfruttano le potenzialità degli strumenti a distanza:

  • la chat, per condividere rapidamente gli indizi del rompicapo (ricorrere alla comunicazione scritta è più efficiente rispetto alla lettura; con questo escamotage si possono risparmiare fino a 10/12' rispetto all'aula reale, soprattutto se si usa il copia/incolla per riportare il tutto su un unico file);

  • la condivisione schermo, che -come per la lavagna a fogli mobili- consente un ragionamento comune supportato da un unico schema condiviso.


Attività esperienziali di team-working possono essere svolte anche in classi virtuali con la formazione a distanza
Puzzle di Einstein in Formazione a Distanza

In caso di ricorso a questi strumenti (e con almeno un buon leader e un competente tecnico), la prestazione dei gruppi di lavoro a distanza risulta altrettanto efficace ed efficiente rispetto ai gruppi in presenza.

Tuttavia, ogni formatore -in base alle sue preferenze e alle caratteristiche del gruppo in formazione- può modificare alcune variabili dell’attività on-line per rendere più facile l'esecuzione del compito. Ad esempio, si può aumentare il tempo di esecuzione della prova (es. 45’) e/o inserire la possibilità di richiedere un aiuto.

In caso di insuccesso, è opportuno far emergere nella successiva fase di riflessione, quanto un determinato fattore (es: la mancanza di una strategia condivisa, l'assenza di un buon leader o di una figura tecnica, una comunicazione senza riferimento comune, ...) possa essere un ostacolo per l’efficacia di un team.

È l'arte suprema dell'insegnante, risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza. -Albert Einstein

Riporto nella tabella seguente la scheda del Puzzle di Einstein in modalità di esecuzione a distanza:


Secondo quanto definito da Kolb nel suo modello di apprendimento circolare le attività esperienziali hanno valore formativo se opportunamente seguite da una riflessione, una concettualizzazione teorica ed una sperimentazione attiva. Pertanto la fase della rielaborazione dell'esperienza è di fondamentale importanza e va curata bene sia nei contenuti che nella tempistica.

Gli aspetti principali da affrontare in questa fase dipendono da quanto emerso durante l’esperienza e dal ‘qui e ora’ della riflessione condivisa; tuttavia il docente assume in questa parte della formazione un ruolo di facilitatore, stimolando la riflessione attraverso opportune domande precedentemente predisposte. Nell'attività di team-working Il Puzzle di Einstein, mi baso sulla teoria delle variabili di squadra di Quaglino et al. (Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo; 2001. Milano: Raffaello Cortina).

In base a questa teoria ho predisposto la seguente check-list di domande di rielaborazione:

  • Come è andata? Che cosa avete pensato inizialmente? Che cosa è successo poi?

  • Qual era il vostro obiettivo? Era chiaro a tutti? L’avete condiviso tra di voi? Ciò ha facilitato il raggiungimento/non raggiungimento dell’obiettivo?

  • Come vi siete organizzati? Quali metodi avete deciso di usare? Quali metodi sono stati più efficaci? I metodi erano condivisi da tutti o qualcuno preferiva fare in altro modo? Ciò ha facilitato il raggiungimento/non raggiungimento dell’obiettivo?

  • Avete osservato dei ruoli all'interno del gruppo? Qualcuno ha preso iniziative? C’era uno o più leader? Tutti hanno messo a disposizione le proprie informazioni? E le proprie proposte e ragionamenti? Tutti hanno dato contributi? Sono stati ascoltati? Ciò ha facilitato il raggiungimento/non raggiungimento dell’obiettivo?

  • Cosa avete imparato di voi stessi? Degli altri membri del vostro gruppo?

  • In quali abiti potete applicare ciò che avete imparato? Nel vostro lavoro sono chiari gli obiettivi comuni? Nel vostro lavoro applicate i metodi adeguati al raggiungimento degli obiettivi comuni? Nel vostro lavoro i ruoli sono ben assunti e condivisi?

Solitamente la fase di rielaborazione ha una durata pari o maggiore al tempo dedicata all'esperienza. Per cui una possibile time-table di una lezione a distanza di 4 ore di Teamwork potrebbe essere la seguente:



Ah, dimenticavo! La soluzione è questa: Il Norvegese beve acqua e il Giapponese possiede la zebra.

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